riflesso

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lunedì 26 marzo 2012

Venuto al mondo

[...] non bisogna fermarsi a guardare....lasciare agli occhi il tempo di vedere, di affezionarsi. E' questo che bisogna imparare. Non dare ai morti il tempo di rivelarsi, di diventare reali, bisogna tirare dritto, non discernere un corpo da un sacco di sabbia, ma lasciarseli dietro, indistinti, allontarli dal vero, guardare solo la propria strada. Solo così si può resistere. Non dando ai morti un nome, un cappotto, un colore di capelli. Lasciarli. Imparare a scansarli già da lontano, fingere di non averli visti. Fingere che non ci siano. Perchè se ti fermi, se tilasci scivolare dentro....allora inevitabilmente rallenti il passo. Però i bambini sono curiosi, loro allungano il collo, loro guardano mentre le madri li strattonano, li trascinano. I bambini si avvicinano ai morti come scoiattoli agli avanzi di un picnic. Eppure questa città dove si continua a morire sprigiona una forza nascosta, linfa che si leva dal folto di una foresta [...] Gli occhi passano accanto ai cadaveri e non si fermano, non si voltano. La guerra è dentro questi passi che continuano, questi occhi stanchi che scartano. Gli occhi sono gli unici pezzi di vetro che non cadono, restano lì nei loro telai tra le ossa, costretti a guardare, e ingoiare immagini che ammalano il corpo.

Margaret Mazzantini

Gennaio in H2O

Sono stordita dal dolore che avvolge come un manto le mie ore, i miei giorni.
Una coperta che non scalda ma che punge la pelle con aghi sottili
che si insinuano fin dentro le ossa e arrivano in fondo all'anima.
Non se ne andranno da questa casa, si sono mischiati al colore delle pareti,
alla consistenza delle viscere, all'odore dell'aria.
Sono vita e morte nella stessa fede, unite in una danza che scandisce il tempo
dei miei passi che avanzano senza paura nè attesa
nell'abbraccio largo dei due danzatori.

martedì 13 marzo 2012

51

....metto la mano in un piccolo cubo privato e profumato di legno antico,
gli occhi non possono vedere ma la pelle acuisce i sensi e tocca una risposta...
è lì, 30 notti dopo l'inizio del suo viaggio, partito tra dubbio e speranza,
è sorta nel cuore della donna che scrive per dire verità che la sua bocca non sa pronunciare, è diventata colore seguendo la sinuosa forma delle parole, chiavi dello scrigno segreto dei sentimenti, è fossile scolpito sulla pietra della sua memoria;
ha percorso strade affollate e  rumorose, nascosta nella calda tasca di un messaggero temerario e incurante del freddo vento di questo tempo, ha riposato la notte nel suo sacco di iuta, ha cercato una casa che non abitava quel che lei sperava...
ed è così che sussurra alle dita della sua artefice l'unica risposta che seco porta lo stesso dubbio e la stessa speranza...di un viaggio uguale a quello mai partito!