Com’è difficile mettersi nei panni dell’altro. Sempre. Non è
questione di essere o non essere bravi. Non è nemmeno questione di amore. Non dipende
dalla capacità di mettersi in ascolto, anche se averla o non averla rappresenta
un peso sulla stadera. Non c’entra nulla avere tempo. E’ solo una questione di
desiderio. Ogni scelta, ogni passo, ogni movimento è il risultato del
desiderio.
Si impara a parlare per il desiderio di comunicare qualcosa
a qualcuno. Dai primi istanti di vita, il mondo entra negli occhi, nelle
orecchie, sulla pelle. Se ne sentono i suoni che si trasformano in immagini
definite e chiare, se ne avverte la temperatura e si impara a distinguere il
freddo e il caldo, se ne toccano i confini e si apprende la dimensione del
proprio corpo nello spazio. Si scopre di poter emettere suoni che diventano
parole, e di poter stringere i pugni o di allungare le dita per toccare un’altra
pelle e un altro corpo. Si scopre di poter camminare, e poi correre e cadere. E
che cadere fa male. E si sente la differenza tra il dolore e il godimento. E si
scopre che gli occhi possono ridere e piangere. Si scopre che si può amare ed
essere ricambiati e che l’amore è lo stesso anche se sta da una parte sola. Si
scopre che ogni fine è un inizio e che nulla si distrugge ma cambia e si muove
in ogni direzione possibile. E tutto dipende dal desiderio, che è la forza di
attrazione che la vita ha per se stessa
e per ciò che da essa e in essa nasce. E si scopre che dove cessa il desiderio,
cessa la vita, che semplicemente si spegne per mancanza di energia.
La vita senza vita è nulla e l’uomo senza desiderio è solo
silenzio
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