riflesso

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lunedì 26 marzo 2012

Venuto al mondo

[...] non bisogna fermarsi a guardare....lasciare agli occhi il tempo di vedere, di affezionarsi. E' questo che bisogna imparare. Non dare ai morti il tempo di rivelarsi, di diventare reali, bisogna tirare dritto, non discernere un corpo da un sacco di sabbia, ma lasciarseli dietro, indistinti, allontarli dal vero, guardare solo la propria strada. Solo così si può resistere. Non dando ai morti un nome, un cappotto, un colore di capelli. Lasciarli. Imparare a scansarli già da lontano, fingere di non averli visti. Fingere che non ci siano. Perchè se ti fermi, se tilasci scivolare dentro....allora inevitabilmente rallenti il passo. Però i bambini sono curiosi, loro allungano il collo, loro guardano mentre le madri li strattonano, li trascinano. I bambini si avvicinano ai morti come scoiattoli agli avanzi di un picnic. Eppure questa città dove si continua a morire sprigiona una forza nascosta, linfa che si leva dal folto di una foresta [...] Gli occhi passano accanto ai cadaveri e non si fermano, non si voltano. La guerra è dentro questi passi che continuano, questi occhi stanchi che scartano. Gli occhi sono gli unici pezzi di vetro che non cadono, restano lì nei loro telai tra le ossa, costretti a guardare, e ingoiare immagini che ammalano il corpo.

Margaret Mazzantini

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