riflesso

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martedì 11 ottobre 2011

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“Tu sei a pezzi, hai la testa nel pallone e l’anima in frantumi”, mi disse smettendo di massaggiarmi il collo e sedendomi accanto, mentre tentavo di nascondere le lacrime che mi scaldavano gli occhi.
“Posso provare ad aiutarti, ma tu devi sforzarti di uscire da questa situazione, sei completamente contratta, non c’è un solo muscolo del tuo corpo che non sia in tensione, e appena cerco di scioglierti da una parte, tu ti irrigidisci da un’altra. Perché non riesci a mollare? Cosa ti fa tanta paura? Le persone non sono tutte orribili, solo che tu sei talmente fragile che chiunque può farti male…..”
Io lo sto guardando dritto negli occhi, la mia testa ripete tutte le sue parole e ognuna dipinge la realtà dei miei giorni in cui mi trascino da così tanto tempo da non saper far altro. Mentre le sue parole sono una piena inarrestabile mi scopro a chiedermi se davvero voglio uscirne. Mi sento dirgli di si, solo che non so come fare, non trovo la strada.
Sono così stanca. Spaesata, indifesa, nuda.  

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