riflesso

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martedì 18 ottobre 2011

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Disse: “tu aspetti una risposta”, “si” risposi, “arriverà” disse ancora.
Questo rappresenta il fulcro del mio problema, credo, o forse è solo uno dei tanti che trova il senso di esistere nella ionosfera della mia anima così poco cosciente di sé stessa.
E’ come quando una ragazza sta seduta con le mani in grembo al limitare di una sala da ballo. Si è svegliata con il pensiero di questa serata, da giorni sa il vestito che indosserà, si è immersa nell’acqua profumata di oli preziosi e si è presa cura di ogni parte del suo corpo, ha rilassato la sua mente, ha sorriso alla sua immagine nello specchio ed ha sentito corpo e anima in completa armonia. Il ballo è l’occasione che sta aspettando da tempo, il suo sogno che si avvera. La musica la avvolge, vuole danzare, lasciare i suoi piedi e il suo corpo liberi di esprimersi. Ma non lo fa. Resta seduta ad aspettare. Che succeda qualcosa, che arrivi una risposta al suo attendere.
E non succede niente, non arriva nulla. E il suo sorriso si spegne, insieme alla musica e alle luci. La festa è finita, l'occasione è passata e lei non l’ha vissuta. E’ soltanto rimasta seduta.

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